La cucina verde salvia
un racconto di Giulia Mattiello
È proprio come la desiderava Bea, di un delicato color salvia e con l’isola centrale. La ricerca è stata lunga e faticosa, ma ne è valsa la pena. Ha fatto correre Giacomo a destra e sinistra. Hanno girato ben dieci mobilifici diversi assieme. Povero Giacomo! È stato tanto dolce e gentile. E pensare che a lui sarebbe andata bene una cucina qualsiasi, l’importante è che fosse dotata di tutti gli elettrodomestici. C’è il piano cottura? Ha il forno? E il frigorifero ha il freezer o bisogna considerarlo a parte? Questo è il genere di domande che faceva Giacomo, per intenderci. Certo che gli sarebbe andata bene anche la cucina che avevano visto insieme all’Ikea. Ma a Bea no. Lei voleva quella cucina. Quella che aveva visto sul numero di ottobre di Elle Decor. E Giacomo ha detto: troviamola! È stato come partecipare a una caccia al tesoro. Quanto si sono divertiti! Stancante, lo ammette, ma divertente. A ripensarci ora, le viene da sorridere. C’è stato un momento in cui aveva quasi perso le speranze. Dopo l’ennesimo mobilificio che le aveva proposto un verde menta spacciandolo per verde salvia, era stata sul punto di arrendersi. Ma Giacomo aveva detto: facciamo ancora un tentativo!
Giacomo è fatto così, non si arrende. Soprattutto se si tratta di Bea, e Bea questo lo sa. Sorride mentre versa i ceci nella padella con le carote e le zucchine. Il piano a induzione funziona a meraviglia e si pulisce senza fatica. Se non fosse per Giacomo adesso non avrebbe la cucina dei suoi sogni. Ecco perché lei e Giacomo stanno così bene assieme, perché si completano a vicenda. Lei ha le idee e lui le realizza, lei ama la quiete e lui è un vulcano in eruzione. Bea gira il riso che ha messo a bollire, lo assaggia, è quasi pronto. Guarda l’ora, sono le otto e mezza. La casa in cui si sono trasferiti a settembre è così silenziosa. I vicini è come non averli. Accende la radio. Su Radio 3 dalle otto alle nove c’è un bel programma dove passano canzoni vecchie e per ogni canzone raccontano un aneddoto. A Bea piace ascoltarlo. Le tiene compagnia.
Alle nove meno un quarto il riso e i ceci sono pronti. Si siede sullo sgabello e mangia sull’isola, sentendosi come una di quelle modelle immortalate sulle pagine di Elle Decor. Mangia in dieci minuti, poi quello che avanza lo mette in un contenitore, il pranzo per il giorno dopo. Lava i piatti e rassetta la cucina. La tiene linda, senza uno schizzo, senza una ditata. Ripassa il piano a induzione fino a farlo brillare. Il color salvia è un verde tenue e rilassante. Sospira e spegne la radio, sono quasi le nove. Si sente stanca. Guarderà un po’ di tele e farà un sudoku. Si rilassa così la sera, con il sudoku, lo ha scoperto ultimamente perché ha visto la sua amica Angela giocarci in spiaggia e ci ha preso gusto anche lei. Ogni cosa è come l’aveva immaginata.
Sospira e sprofonda sul divano con la rivista in mano. Che piacevole sensazione, lasciarsi andare, svuotare la mente dopo una giornata di lavoro, nella sua nuova casa, che ha tanto desiderato e ha arredato con Giacomo. Con la cucina, finalmente, non manca più niente.
Bea guarda l’ora: sono le dieci. Controlla il telefono, ma non ha ricevuto nessun messaggio. Lo mette via accanto a lei sul divano e continua con il sudoku. Ma il suo sguardo torna allo schermo del cellulare, più volte nel quarto d’ora successivo. Gli occhi le bruciano dal sonno e sbadiglia, chiude la rivista, non riesce più a concentrarsi. Non ha mai retto fino a tardi la sera. Per un po’ guarda distratta una serie su Netflix. Quando il chiavistello della porta gira, spegne la tele e abbassa gli occhi sul sudoku fingendo una grande concentrazione. Giacomo la saluta.
Non c’era bisogno che mi aspettassi alzata.
Bea forza uno sbadiglio e un sorriso.
Massì, non mi sono accorta dell’ora.
Le fa piacere vederlo prima di andare a letto.
Ti ho scritto che mi sarei fermato con Andrea.
Bea annuisce, ha letto il messaggio. Glielo dice. Vorrebbe chiedergli dove sono stati, ma si morde il labbro. Quello è il genere di domande che lo innervosisce. Appoggia la rivista e la penna e si alza.
Vado a letto, annuncia stirandosi senza riuscire ad addolcire il tono, e si avvia verso le scale che portano al piano di sopra.
……..
La domenica mattina arriva troppo presto, e comunque sempre troppo tardi per lei che ha trascorso la notte a girarsi e rigirarsi nel letto. Ancora assonnata, scende in cucina. Rovescia il caffè, macchiandosi il pigiama nuovo.
Accidenti, scotta. Impreca.
Giacomo scende le scale lavato e vestito, pronto per uscire.
Ciao tesoro, come stai?
Si avvicina a Bea e chinandosi su di lei le bacia la guancia. Profuma di pulito e serenità.
Esci? La voce le esce come un ringhio.
Te l’ho detto che stamattina ho una partita a padel con i ragazzi, e poi pranzo con loro.
Glielo ha detto? Bea non se lo ricorda. Ha il pigiama macchiato, e probabilmente si è ustionata, e soprattutto non ha chiuso occhio e questa è solo l’ultima di una lunga somma di notti insonni. Il cuore le martella brutale nella cassa toracica.
Basta. Non ce la faccio più!
Sbotta e poi si rende conto di averlo detto ad alta voce.
Che succede? Giacomo la guarda stupito facendo un passo indietro.
Non ce la faccio più. Ripete Bea.
Giacomo è già vicino all’ingresso. Ha fretta di andarsene.
Bea si copre il volto con le mani.
Tesoro che c’è, dimmi dai, che devo andare. Giacomo prende le chiavi dell’auto.
Ma Bea non lo lascia scappare.
Non mi va più bene così. Non posso andare avanti in questo modo. Abbiamo preso la casa nuova e tu? Quante volte hai mangiato qui? Quante volte abbiamo invitato Angela e Marco, o i tuoi amici? Il tono di Bea si è alzato di due tacche. Cerca di abbassarlo.
Giacomo sta per rispondere, ma lei fa un gesto come per dire: lascia perdere, e prosegue, sei sempre fuori alla sera, nei fine settimana prendi impegni che non avevo mai sentito prima, e il viaggio sul Lago Maggiore con Massimo e il giro in moto. E poi c’è stato il giro in barca e il festival della birra e ora il padel. Parla a ruota, incapace di fermarsi.
Giacomo la guarda attonito.
Ma tu hai sempre detto che ti andava bene. Dice pacato.
È vero, lo ha detto. Quante volte ha sorriso perché non voleva passare per la fidanzata rompipalle? Rompiscatole, rompi e basta. Quante volte si sono divertiti a prenderle in giro quelle lì. Quante volte tra loro si sono messi a ridere delle coppie di amici comuni. Lo tiene al guinzaglio. Non lo fa vivere. E intanto la convinzione di essere diversi li rendeva forti e uniti. Loro non sono così, non si tengono al guinzaglio, sono liberi. E fieri di esserlo.
Bea ora guarda Giacomo: è vero l’ho detto. Ma così è troppo, così non mi va più bene.
Tesoro ne parliamo stasera? Ora devo proprio andare. Si infila la giacca a vento. Tipico di Giacomo, evitare l’argomento, scappare.
No, non ne parliamo stasera, ne parliamo ora.
Bea scatta in piedi. È proprio questo che la manda fuori di testa.
Davvero? Vuoi parlarne adesso? Proprio ora che devo uscire? All’improvviso hai bisogno di parlare? E allora parla, santo Dio, purché facciamo in fretta che devo andare. Mi farai fare tardi, ma va bene, perché la principessa Bea ha la precedenza su tutto.
Sbotta incrociando le braccia e guardandola con aria di sfida.
Bea resta zitta e Giacomo prosegue.
Ce lo siamo detti fin dal principio, no? Noi non saremo come le altre coppie. Non vogliamo essere così. Non diventeremo una di quelle coppie che fanno tutto assieme. Una di quelle coppie che rinuncia alle rispettive amicizie per trovare nuovi amici che vanno bene per la coppia. Lo abbiamo sempre detto e ora non ti va più bene? Allora dimmi, cos’è cambiato?
Scuote la testa. Con tutti i giorni e il tempo che abbiamo avuto a disposizione quando correvamo da un mobilificio all’altro per la cucina, lì andava tutto bene. O sbaglio?
Bea deglutisce. Forse ha esagerato.
E poi tutto all’improvviso?
Non è tutto all’improvviso.
Ma non mi hai mai detto niente.
Scusami.
Ha ragione Giacomo, se lei non è chiara, lui come fa a capire? Scusami, ripete e si siede di nuovo sullo sgabello. Penso che ho bisogno di un po’ di tempo per me.
Giacomo annuisce. Ora vado, ne riparliamo dopo. Dice aprendo la porta e salutandola.
……..
Giacomo torna a casa solo nel tardo pomeriggio, con un mazzo di rose bianche, i fiori preferiti di Bea.
Mi dispiace, non ho capito che ti faceva stare così male.
Bea accenna un sorriso, è quello che desidera sentirsi dire.
Non voglio perderti. Dice Giacomo avvicinandosi a Bea e appoggiandole una mano sul braccio.
Nemmeno io, risponde Bea.
Apre il frigo e prende la bottiglia di vino bianco iniziata e due calici, e lo versa.
Per tutta la settimana Giacomo arriva a casa presto dal lavoro e cena con Bea.
Mercoledì sera cucina un risotto al radicchio. Bea accende la radio, c’è un programma carino a quest’ora, dice.
I can’t get my eyes off of you.
Giacomo canta e Bea sorride, muovendosi a ritmo di musica.
I love you baby trust me when I say.
Fa una giravolta, Giacomo le prende la mano e gliene fa fare un’altra. La rabbia è svanita nelle ore piccole di qualche notte prima, non farà ritorno, I need you baby. Questo è tutto quello di cui ha bisogno. Giacomo, quella casa e la cucina verde salvia.
Giovedì Giacomo salta il calcetto con Andrea e Massimo e sabato pomeriggio accompagna Bea in centro. Camminano mano nella mano.
Per una settimana Bea dorme, beatamente. E di giorno si alza con il sorriso e si sente bene. Si sente bene anche la settimana successiva, anche giovedì sera quando Giacomo le dice che va a calcetto con Andrea e Massimo e poi si ferma con loro a mangiare una pizza, si sente bene venerdì, quando fa tardi sul lavoro, a volte succede, si dice, rincasa alle nove senza avvisarla, e alle otto e mezza Bea disdice il ristorante che aveva prenotato. Sabato Giacomo deve andare dalla madre anziana che non sta tanto bene, si ferma a cena da lei, dice, le fa piacere avere compagnia a cena ora che è sola.
Bea invita Angela a vedere la nuova cucina. Angela porta una bottiglia di rosso, Bea stappa e riempie una ciotola di taralli.
Allora ti piace?
Chiede sorseggiando il vino, anche se preferisce il bianco.
La cucina è bellissima.
Angela non ha ancora finito di dirlo che scoppia in lacrime.
Con Carlo è finita. Dopo dieci anni è finita.
Come, finita?
Bea è sconvolta. Abbraccia e accarezza Angela.
Le dice ti voglio bene, raccontami.
Nel profondo ha sempre pensato che Carlo non facesse per Angela, ma questo Bea lo tiene per sé. Non si possono fermare i pensieri, certo non è il momento di dirlo, però. Carlo non era adatto per Angela, troppo agitato lui, troppo mite e buona la sua amica.
Ci vuole qualcosa di forte, Bea si alza per prendere la vodka e due bicchierini.
Quando manda giù la vodka sente una fitta al fianco. Prima o poi capirà che è stato un bene.
La fitta si fa più forte.
Bea riempie di nuovo i bicchierini.
Con questo, tutto passa. Dice a Angela e butta giù d’un fiato di nuovo.
Tutto passa, vero?
Angela piange ancora, ma per un attimo poi ride, poi piange di nuovo. Anche lei butta giù d’un fiato.
Sì, tutto passa.
Per un po’ nessuna delle due parla.
E con Giacomo come va? Chiede allora Angela.
Tutto bene, ma non parliamo di me ora, risponde Bea. Va tutto tutto bene, lo ripete tra sé e sé.
Sei riuscita a parlargli?
E Bea annuisce. Sì, sì, ci siamo chiariti. Ora cerca di tornare presto alla sera, ceniamo assieme, sabato eravamo in centro. E magari il prossimo fine settimana potremmo andare al lago, ma questo non lo dice ad Angela, in fondo lei si è appena lasciata e le sembra indelicato.
Quando Angela se ne va, Bea guarda il cellulare. C’è un messaggio di Giacomo. La avvisa che per quella sera preferisce dormire da sua madre. Non se la sente di lasciarla sola, l’ha vista davvero molto male. Gli dispiace, dice, e Bea naturalmente capisce. Giacomo è così buono e generoso, come potrebbe non capire. Bea sospira, guarda la cucina, la sua bellissima cucina verde salvia con l’isola centrale. È ancora seduta sullo sgabello, nella stesa posa della modella di Elle Decor. Bea pensa che domani sarà domenica mattina, e che Giacomo tornerà sicuramente a casa con le brioche della pasticceria buona accanto a casa di sua madre, come ogni volta che va da lei. Non si deve preoccupare, si amano, anzi di più, è un grande amore il loro, e quand’è così una soluzione si trova, sempre. Sorride Bea. Chissà come faceva la modella ad avere un’aria così triste in una cucina come quella.